
Regia e drammaturgia: Alessandra Sciancalepore
Costumi: Emanuela Sciancalepore
Scene: Leonardo Ventura









Cosa significa essere egoisti? E se il Gigante fosse ognuno di noi? Per un tempo storico ben definito, durante la pandemia, tutti indistintamente siamo stati “Giganti egoisti”.
Ci siamo chiusi in casa, avendo paura dell’altro.
Abbiamo assopito la cordialità, la collaborazione, abbiamo negato ospitalità.
Avevamo paura dell’altro.
Il rischio è rimanere chiusi in una bolla d’ostilità, freddezza, indifferenza.
Questo accade al Gigante ed alla nostra “moglie” del Gigante.
E’ quando tocca a noi di sentirci esclusi che sviluppiamo la consapevolezza, la sensibilità verso la condizione dell’altro.
L’apertura, l’esigenza della condivisione, il rapporto con gli altri che riscaldi le nostre esistenze, emerge come necessità che si concretizza nell’interazione con tutto il pubblico, chiamato a partecipare a momenti di gioco inclusivo e coinvolgente.
IL GIGANTE EGOISTA racchiude una pluralità di linguaggi fruibili dal pubblico: linguaggio corporeo e audiovisivo sostengono ed accompagnano la rappresentazione, mentre la narrazione attraverso la parola e i gesti diventano immagini in cui riconoscersi.
Lo spettacolo rompe la quarta parete.
L’attrice, dapprima chiusa nella sua “scatola-scenica”, si rivolge al pubblico. Esclusa dal “palco”, percorre la platea, coinvolgendo gli spettatori dapprima emozionalmente e poi portandoli alla partecipazione corporea.