
Regia: Alessandra Sciancalepore e Mario Mirabassi
Figure: Ada Mirabassi
Costumi: Emanuela Sciancalepore
Scene: Leonardo Ventura
una co-produzione Arterie Teatro-Tieffeu
Questa non è una storia di regni, Re e di Regine,
che cerchino la figlia scomparsa fino alla fine.
Non è una storia per principi a cavallo,
che si sveglino al mattino al canto del gallo
per poi trovare nel folto del bosco incantato,
una principessa nella torre con l’accesso sbarrato.
Non è una storia di sortilegi e formule magiche che sanno incantare.
Questa è la storia dell’amore, che è dare e non fermare.
Un grande classico che, pur ispirandosi alle diverse scritture della nota fiaba, dai Grimm a
Basile, sviluppa un impianto originale della storia, in un racconto che pone al centro la
figura femminile..
Una donna in attesa, una figlia, una matrigna.
Tre modi di intendere e vivere la propria vita fra credenze popolari, desideri, oggetti magici
e… voglia di libertà!
Uno spettacolo per figure, attori e immagini, all’interno di un impianto scenico suggestivo
e fascinoso che condurrà, con trasporto, piccoli e grandi spettatori in una storia emozionante
e dal finale inaspettato!
(Alessandra Sciancalepore – autore tutelato SIAE – posizione 511992 / codice opera 956393A)




Uno spettacolo che pone al centro la figura femminile: una madre, una figlia, una matrigna.
Ciascuna con i suoi desideri, le proprie debolezze, la propria umanità.
Una madre malata, debole, remissiva, chiusa nella sua condizione, a cui suo marito porta raperonzoli non dicendole nulla del patto con “la strega”, ma a cui crede, timorosa del “diverso” che può esserci fuori dalla sua casa.
Una figlia giovane, innocente, dalla personalità brillante ma pur sempre ubbidiente.
La matrigna, forte, spietata, disposta a tutto per esaudire il suo desiderio di avere una bambina “tutta sua”, si dimostra iperprotettiva, sommergendo di oppressive attenzioni la piccola Raperonzolo e incutendole il timore del male e della cattiveria che c’è fuori dalla torre.
E chi salverà la giovane dalla torre? Ebbene, non ci può essere sempre un principe a salvarci!
Un giovane ragazzo, scanzonato e intraprendente, metterà la nostra Raperonzolo davanti ad una scelta:
“devi scegliere, la sicurezza della torre, la tua treccia o la libertà?”
E così, Raperonzolo fa la sua scelta e fugge dalla torre, con il ragazzo, verso la libertà.
Il ragazzo la porta a casa sua, dove c’è sua madre ad aspettarlo,
quella madre malata che l’aveva mandato a cercare raperonzoli per curarsi.
Ma quella madre, guardando la fanciulla e ascoltando la sua storia,
rivede gli occhi di quella figlia portatale via alla nascita…
“No piccola mia, sono io la tua mamma… e lui è tuo fratello!”
Amare significa lasciar andare…
La nostra Raperonzolo, pur ispirandosi alla Fiaba classica, riprende dinamiche e personaggi molto realistici, ritrovabili nelle esperienze che ciascuno può aver incontrato nel suo percorso di crescita personale.
Tre diverse figure femminili, per esplorare i desideri, le paure, dell’essere donna.
E’ un richiamo all’emancipazione, alla famiglia, all’amore che è “lasciare andare”.
Non ci sono principi in questa storia, è il fratello mai conosciuto che salverà Raperonzolo ponendola davanti alla scelta: restare al sicuro, nella propria torre, come avvenuto alla madre nella propria casa, o scegliere di uscire, rischiare e avere la libertà di vivere la propria vita?
Un inno alla vita, riflettendo sulle nostre paure e sulla forza e il sostegno che può darci l’amore di una famiglia!
Lo spettacolo ha un forte impatto emotivo, crea fascinazione. Le marionette interagiscono direttamente con l’attrice e immagini prendono forma dal vivo attraverso le proiezioni con le lavagne luminose.